«Nessun uomo potrebbe davvero giungere alla chiaroveggenza se non avesse già nell’anima un briciolo di chiaroveggenza. Se fosse vera la credenza generalmente diffusa che gli uomini, così come sono, non siano chiaroveggenti, allora non potrebbero mai diventarlo. Poiché come l’alchimista sostiene che si deve avere un pochino di oro per poterne produrre alchemicamente una grande quantità, così si deve essere già un po’chiaroveggenti, perché questa chiaroveggenza possa svilupparsi sempre più andando oltre ogni limite.
Ora voi potreste considerare due possibilità e chiedere: credi che noi siamo già chiaroveggenti, anche se in misura minima, oppure che quelli tra di noi che non sono chiaroveggenti non potranno mai diventarlo? Vedete, di questo si tratta, cioè che la prima possibilità è quella giusta. Non c’è davvero nessuno di voi che non abbia in sé questo punto di partenza, anche se non ne è cosciente. Ce l’avete tutti. Nessuno di voi è privo di questo, tutti avete un certo quid di chiaroveggenza. E che cos’è questo quid? È qualcosa che normalmente non viene affatto stimata come chiaroveggenza.
Perdonatemi un paragone piuttosto rozzo. Se per terra c’è una perla e un pollo la trova, il pollo non la ritiene importante. Gli uomini moderni sono per lo più simili a quel pollo. Non ritengono affatto importante la perla che hanno di fronte, ma danno importanza a qualcosa d’altro, alle loro rappresentazioni. Nessuno potrebbe pensare in modo astratto, avere davvero pensieri e idee, se non fosse chiaroveggente, poiché nei pensieri e nelle idee comuni si trova appunto fin dall’inizio la perla della chiaroveggenza. Questi pensieri e queste idee si generano proprio grazie allo stesso processo grazie al quale si generano le forze più elevate. Ed è straordinariamente importante che si impari a comprendere anzitutto che l’inizio della chiaroveggenza in realtà è qualcosa che appartiene alla nostra quotidianità. Bisogna solo afferrare la natura soprasensibile dei concetti e delle idee. Ci si deve chiarire che concetti e idee ci vengono dai mondi soprasensibili, solo allora si vede giustamente la cosa. Quando io vi racconto degli spiriti delle gerarchie superiori, dei Serafini, dei Cherubini, dei Troni giù giù fino agli Arcangeli e agli Angeli, queste sono entità che devono parlare all’anima dell’essere umano da mondi spirituali superiori. Appunto da questi mondi vengono all’anima umana le idee e i concetti, penetrano nell’anima da mondi superiori e non dal mondo dei sensi.
Un grande personaggio illuminato del diciottesimo secolo ha formulato un pensiero ardito che dice: “Oh Uomo, abbi il coraggio di servirti della tua ragione!” Oggi nell’anima deve risuonare un pensiero ancora più grande: “Oh Uomo, abbi il coraggio di considerare i tuoi concetti e le tue idee come gli inizi della chiaroveggenza!” Ciò che io ho ora espresso, l’ho detto molti anni fa del tutto apertamente nei miei libri Verità e scienza e La filosofia della libertà, nei quali ho mostrato che le idee umane vengono dal conoscere spirituale soprasensibile. Allora però non lo si è compreso e non c’è neanche da meravigliarsi, poiché quelli che avrebbero dovuto capirlo facevano parte dei polli.» (Rudolf Steiner, I fondamenti occulti della Bhagavadgita)